DOMUS AUREA

Una limonaia ottocentesca con pianta rettangolare, spazio di energia meditativa negli esterni di Palazzo Collicola. Una sorta di intermezzo a cielo aperto che oggi sta abbracciando la Domus di Vincenzo Pennacchi, un intervento “sartoriale” dentro le dimensioni da hortus conclusus del luogo. Non è la prima domus installativa dell’artista ma sicuramente la più matura per sinestesia e armonia. Un oggetto prismatico e polimorfo, tra la pittura dinamica e la scultura installativa, funzionale e al contempo metafisico, asciutto nel suo disporsi tra strati di memorie e azioni.
Primo elemento: la pianta della Domus riprende l’apertura valicabile nella porzione di Palazzo che affaccia sul giardino. Sembra una dislocazione fuoriuscita dal muro portante, un monolite che l’intervento artistico ha trasformato in ambiente iconografico.
Secondo elemento: le pareti della Domus vivono di interventi pittorici, ricalcando l’approccio di Pennacchi rispetto al quadro, quella natura espressiva tra materie in consumazione e colori ipernaturali. Ogni frammento si scompone e ricompone attraverso la parzialità indagatrice dello sguardo, portando l’architettura in una biologia organica del materiale, nella trasformazione indefessa che la meteorologia imprime sull’epidermide fissa di una dimora idealmente reale.
Terzo elemento: la Domus ingloba gli spazi del museo attorno alla sua verticalità architettonica, creando false prospettive, ribaltamenti, incroci decostruttivisti, linee di fuga tra Moholy-Nagy ed El Lissitzky. A fare ciò ecco alcuni specchi che agiscono per dinamismi immobili, come muri plausibili che si autodipingono attraverso la realtà riflessa. Consideriamoli una protesi amalgamata, secondo regole archi- tettoniche in cui l’archetipo si rimodella attraverso avanguardie e individualismi. Quarto elemento: la pedana come un ponte tra il museo e la scultura, un raccordo dai contenuti simbolici che crea giusta distanza e necessaria enfasi dei volumi. Quinto elemento: gli interni specchianti come moltiplicatore dello sguardo meditativo, un tuffo cosmico oltre il realismo prospettico, dentro una chiusura che si trasforma in apertura infinita.

E’ il viaggio al termine della notte. E’ il viaggio al termine del giorno.
E’ il viaggio oltre la notte. Oltre il giorno. Dentro e oltre la luce.
E’ il viaggio tra memoria e futuro: dove lo sguardo ricompone il mondo interiore.

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PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE - SPOLETO

A CURA DI GIANLUCA MARZIANI
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